C’era una volta una bambina di nome Barbara Millicent Roberts, nata il 9 marzo 1959 nella piccola città immaginaria di Willows, Wisconsin. Ma questa non è una bambina qualunque: è Barbie, la bambola che ha rivoluzionato il mondo dei giocattoli e che, dopo oltre sessant’anni, continua a far sognare milioni di persone in tutto il mondo.
L’Intuizione di una Madre Visionaria
La storia di Barbie inizia realmente con Ruth Handler, cofondatrice della Mattel insieme al marito Elliot e all’amico Harold “Matt” Matson. Ruth era una donna d’affari intuitiva, ma soprattutto una madre attenta. Osservando sua figlia Barbara (da cui prenderà il nome la bambola) giocare con le bambole di carta, notò qualcosa di significativo: la piccola preferiva fare interpretare alle sue bambole ruoli da adulte piuttosto che da bambine o da mamme.
Negli anni Cinquanta, il mercato dei giocattoli era dominato da bambole che rappresentavano neonati o bambini piccoli, pensate per insegnare alle bambine il ruolo di madre. Ma Ruth capì che le bambine avevano bisogno di qualcosa di diverso: uno strumento per immaginare il loro futuro, per proiettarsi in ruoli da grandi, per sognare chi sarebbero potute diventare.
Durante un viaggio in Europa nel 1956, Ruth si imbatté in una bambola tedesca chiamata Bild Lilli, basata su un personaggio di un fumetto per adulti. Lilli aveva proporzioni adulte e un look glamour, decisamente diverso dalle bambole disponibili sul mercato americano. Ruth ebbe un’illuminazione: quella forma poteva essere perfetta per realizzare la sua visione.
La Nascita di un’Icona
Tornata negli Stati Uniti, Ruth si mise al lavoro per creare la sua bambola. Non fu facile: molti dirigenti della Mattel erano scettici riguardo a una bambola con fattezze adulte, temendo che i genitori non l’avrebbero accettata. Ma Ruth non si arrese. Lavorò con l’ingegnere Jack Ryan per sviluppare un design che fosse insieme elegante, sofisticato e appropriato.
Il 9 marzo 1959, alla Fiera Americana Internazionale del Giocattolo di New York, Barbie fece il suo debutto ufficiale. Indossava un costume da bagno zebrato in bianco e nero, aveva i capelli biondi o castani raccolti in una coda di cavallo, orecchini, occhiali da sole e tacchi a spillo. Costava tre dollari.
La reazione iniziale fu tiepida. Molti commercianti erano incerti, alcuni genitori scandalizzati. Ma le bambine capirono immediatamente. Barbie non era una bambola qualsiasi: era una finestra sul mondo degli adulti, una tela bianca su cui proiettare infinite possibilità. Nel primo anno furono vendute 351.000 bambole. L’anno successivo, il numero salì a un milione.
L’Evoluzione di uno Stile
Ciò che rese Barbie veramente rivoluzionaria non fu solo il suo aspetto, ma il concetto stesso che incarnava: la trasformazione continua. Fin dall’inizio, Mattel capì che il vero business non era vendere una singola bambola, ma creare un intero universo di possibilità attraverso abiti, accessori e personaggi.
Il primo guardaroba di Barbie contava ventitré outfit, ciascuno curato nei minimi dettagli. C’erano abiti da cocktail, completi eleganti, costumi da bagno, abiti da sera. Ogni outfit aveva i suoi accessori coordinati: borse, scarpe, gioielli, cappelli. La moda non era un dettaglio secondario: era l’essenza stessa di Barbie.
Nel 1961 arrivò Ken Carson, il fidanzato di Barbie, chiamato così in onore del figlio di Ruth Handler. Ken portò una nuova dimensione narrativa: Barbie non era più sola, aveva un compagno con cui vivere avventure. Seguirono poi Midge, la migliore amica, Skipper, la sorellina, e negli anni un’intera galassia di amici e familiari che popolarono il mondo di Barbie.
Barbie Lavora: Le Professioni che Hanno Fatto Storia
Una delle caratteristiche più innovative di Barbie è sempre stata la sua carriera. Mentre altre bambole rimanevano confinate nei ruoli tradizionali, Barbie esplorava il mondo del lavoro con un’audacia rivoluzionaria per l’epoca.
Nel 1961, solo due anni dopo il suo debutto, Barbie divenne una professionista registrata: era un’infermiera. Ma questo fu solo l’inizio. Nel 1965 divenne astronauta, quattro anni prima che il primo uomo mettesse piede sulla Luna. Negli anni Settanta fu medico, quando le donne medico erano ancora una rarità. Divenne chirurgo, CEO, programmatrice, paleontologa, architetto.
La “Career Barbie” non era solo un giocattolo: era un messaggio potente. “Puoi essere qualsiasi cosa tu voglia essere” divenne il mantra della bambola. In un’epoca in cui le carriere femminili erano limitate e spesso scoraggiate, Barbie mostrava alle bambine che ogni professione era alla loro portata.
Nel corso dei decenni, Barbie ha ricoperto oltre 200 carriere diverse. È stata candidata alla presidenza degli Stati Uniti per sette volte (a partire dal 1992, ben prima di qualsiasi candidata reale). È stata veterinaria, insegnante, ballerina, rockstar, poliziotta, pompiere, sviluppatrice di videogiochi e persino YouTuber.
Le Controversie: Bellezza, Corpo e Rappresentazione
Non tutto è stato rose e fiori nella storia di Barbie. La bambola è stata al centro di accese controversie, specialmente riguardo alle proporzioni del suo corpo. Molti studi hanno evidenziato come le misure di Barbie, se trasposte su una persona reale, sarebbero anatomicamente impossibili e promuoverebbero standard di bellezza irrealistici.
Negli anni Novanta e Duemila, le critiche si intensificarono. Psicologi, educatori e genitori accusarono Barbie di contribuire a problemi di immagine corporea e autostima nelle bambine. Alcuni studi suggerivano che giocare con Barbie potesse influenzare negativamente la percezione del proprio corpo.
Mattel rispose inizialmente difendendo il design classico, sostenendo che Barbie era un personaggio fantastico, non un modello realistico. Ma le pressioni continuarono a crescere. Nel 2016, in quella che molti definirono una rivoluzione, Mattel lanciò la linea “Fashionistas” con tre nuove forme del corpo oltre all’originale: Tall (alta), Petite (piccola) e Curvy (formosa).
Fu un punto di svolta storico. Per la prima volta in quasi sessant’anni, Barbie riconosceva che la bellezza aveva molte forme. Le nuove bambole avevano anche diverse tonalità di pelle, colori di capelli, texture e acconciature, oltre a caratteristiche come lentiggini, vitiligine, apparecchi ortodontici e persino una bambola in sedia a rotelle e una con protesi.
Barbie nel Mondo: Un Fenomeno Globale
La portata culturale di Barbie è davvero globale. La bambola è venduta in oltre 150 paesi e ogni tre secondi viene venduta una Barbie da qualche parte nel mondo. Si stima che siano state prodotte oltre un miliardo di bambole Barbie dal 1959.
Ogni cultura ha adottato Barbie a modo suo. Mattel ha creato bambole che riflettono diverse etnie e culture: dalla Barbie Mariachi messicana alla Barbie in kimono giapponese, dalla Barbie in sari indiano alla Barbie Maasai africana. Queste edizioni limitate celebrano la diversità culturale, anche se non sono sempre sfuggite a critiche di appropriazione culturale o stereotipizzazione.
In alcuni paesi, Barbie ha affrontato opposizioni culturali e religiose. In Arabia Saudita, la bambola è stata bandita in alcuni periodi per i suoi abiti considerati immodesti. In Iran è stata sostituita da Sara e Dara, bambole che rispettano i valori islamici. Questi eventi sottolineano come Barbie non sia solo un giocattolo, ma un simbolo culturale carico di significati.
I Collezionisti: Quando Barbie Diventa Arte
Parallelamente al mercato delle bambine, è cresciuto negli anni un fiorente mondo di collezionisti adulti. Le Barbie vintage degli anni Sessanta possono valere migliaia di dollari, specialmente se conservate nella confezione originale. La prima Barbie del 1959, in condizioni perfette, può raggiungere anche i 27.000 dollari alle aste.
Ma non sono solo le bambole antiche ad avere valore. Mattel ha sviluppato linee specificamente per collezionisti adulti, collaborando con stilisti famosi come Christian Dior, Versace, Bob Mackie e Vera Wang. Queste Barbie da collezione sono vere opere d’arte, con abiti realizzati con tessuti pregiati, ricami complessi e dettagli minuziosi.
Esistono club di collezionisti in tutto il mondo, convention annuali dove migliaia di appassionati si riuniscono per scambiare, comprare e ammirare rarità. Le collezioni private possono contare migliaia di pezzi, occupando intere stanze dedicate. Per questi collezionisti, Barbie è molto più di una bambola: è un pezzo di storia culturale, un investimento, una passione.
La DreamHouse e l’Universo Espanso
Nessuna discussione su Barbie sarebbe completa senza menzionare la sua iconica DreamHouse. La prima casa di Barbie fu lanciata nel 1962, una modesta struttura in cartone. Da allora, la DreamHouse è cresciuta in dimensioni e complessità, diventando sempre più elaborata.
Le versioni moderne sono vere meraviglie ingegneristiche in miniatura: ascensori funzionanti, luci che si accendono, suoni interattivi, piscine con scivoli, armadi che si aprono rivelando centinaia di piccoli accessori. La DreamHouse più grande mai prodotta, lanciata nel 2013, aveva tre piani, otto stanze e costava circa 200 dollari.
Ma l’universo di Barbie si estende ben oltre le bambole e le case. Ci sono stati film d’animazione (oltre quaranta finora), serie TV, videogiochi, libri, app interattive. Barbie ha il suo vlog su YouTube dove discute di temi contemporanei. È diventata un franchise multimediale che genera miliardi di dollari annui.
Nel 2023, il film “Barbie” diretto da Greta Gerwig e interpretato da Margot Robbie ha segnato un momento culturale epocale. Non era solo un film su una bambola, ma una riflessione meta-narrativa sull’icona stessa, sul femminismo, sulla società moderna. Il film ha incassato oltre 1,4 miliardi di dollari, diventando il film con maggior incasso del 2023 e scatenando un fenomeno culturale soprannominato “Barbie-mania”.
Le Barbie Più Incredibili e Rare
Nel corso dei decenni, alcune Barbie sono diventate leggendarie per la loro rarità o unicità. La “Stefano Canturi Barbie”, creata nel 2010 per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro al seno, indossava una collana con un diamante rosa da un carato ed è stata venduta all’asta per 302.500 dollari, diventando la Barbie più costosa mai venduta.
Esistono Barbie ispirate a celebrità reali: da Marilyn Monroe a Elvis Presley, da Grace Kelly a Audrey Hepburn. Ci sono state collaborazioni sorprendenti: Barbie Andy Warhol, Barbie Frida Kahlo, persino una Barbie David Bowie nella sua incarnazione Ziggy Stardust.
Alcune edizioni limitate hanno celebrato momenti storici: la Barbie commemorativa per il 50° anniversario dello sbarco sulla Luna, la serie “Inspiring Women” che include figure storiche come Rosa Parks, Amelia Earhart e Florence Nightingale.

Il Messaggio Evolutivo: Empowerment e Inclusività
Negli ultimi anni, Barbie ha abbracciato esplicitamente temi di empowerment femminile e inclusività. La campagna “You Can Be Anything” celebra le possibilità illimitate per le bambine. Partnership con organizzazioni come Black Girls Code mirano a ispirare le giovani donne verso carriere STEM.
Nel 2019, per il 60° anniversario, Mattel ha lanciato la serie “Role Models”, onorando donne che hanno infranto barriere nei loro campi: dall’atleta Ibtihaj Muhammad, prima donna americana musulmana a gareggiare alle Olimpiadi con l’hijab, alla chef Hélène Darroze, alla regista Patty Jenkins.
La diversità è diventata centrale: Barbie con protesi, Barbie con vitiligine, Barbie calva (per i bambini che affrontano la perdita dei capelli per malattia), Barbie con sindrome di Down. Questi non sono solo gesti simbolici: rappresentano un riconoscimento che tutti i bambini meritano di vedersi riflessi nei loro giocattoli.
L’Eredità di un’Icona
Oggi, a oltre 65 anni dalla sua nascita, Barbie rimane rilevante in un mondo radicalmente diverso da quello del 1959. È sopravvissuta a innumerevoli sfidanti, ha navigato in controversie, si è evoluta con i tempi. Non è più solo la bambola con il corpo perfetto e l’infinito guardaroba: è diventata un simbolo complesso, a volte contraddittorio, di aspirazioni femminili.
Ruth Handler, la visionaria che tutto questo ha iniziato, una volta disse: “La mia filosofia intera con Barbie era che attraverso la bambola, la bambina poteva essere qualsiasi cosa volesse essere. Barbie aveva sempre carriere, anche quando le donne non avevano carriere.”
Questa filosofia ha guidato Barbie attraverso sei decenni di cambiamenti culturali. Da semplice bambola fashion a icona femminista, da controversa promotrice di standard di bellezza irrealistici a campionessa di diversità e inclusione, Barbie è stata uno specchio dei tempi, riflettendo e talvolta anticipando i cambiamenti nella società.
Le bambine (e i bambini) che giocano con Barbie oggi hanno a disposizione un universo di possibilità che Ruth Handler avrebbe a malapena potuto immaginare. Possono scegliere tra centinaia di professioni, dozzine di forme del corpo, infinite combinazioni di etnie, stili e personalità. La Barbie del 2025 non dice più solo “puoi essere bella”, ma “puoi essere te stessa e puoi essere straordinaria”.
In un certo senso, la storia di Barbie è la storia di come giochiamo, sogniamo e immaginiamo il futuro. È la storia di come una semplice bambola di plastica possa diventare molto più di un giocattolo: può diventare un’ispirazione, un’aspirazione, persino una rivoluzione silenziosa nelle mani di milioni di bambini che, attraverso il gioco, imparano che le possibilità sono davvero infinite.
E mentre il mondo continua a cambiare, una cosa sembra certa: Barbie continuerà a evolversi, a sorprendere, a provocare conversazioni. Perché in fondo, come dice uno degli slogan più famosi della bambola: “Puoi essere qualsiasi cosa tu voglia essere.” E questo messaggio, semplice ma potente, non invecchierà mai.
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Articolo pubblicato da Cheapndchik




